Il cuore stretto in una morsa

Ieri c’era l’ultima di campionato.

Mio papà ha da credo 8 anni l’abbonamento al Chievo. Ok, la fede calcistica è discutibile, ma era una cosa davvero importante per lui.

Ieri il Chievo giocava alle 20.45, in casa. Mio papà voleva andarci: sia perchè era la partita del Chievo, ma anche perchè l’anno prossimo ha già detto che non si farà più l’abbonamento (non riesce più a fare le scale senza farsi aiutare. Diciamo che se l’anno prossimo sarà ancora con noi e sarà sempre stabile così come ora, forse si farà l’abbonamento in parterre) e voleva salutare quei 5/6 nonnini, suoi vicini di poltrona, con cui per 8 anni ha condiviso il tifo calcistico e un’ora e mezza di libertà da pensieri bui.

Ma ieri mia mamma ci ha costretti ad andare al battesimo. Dicendo anche che ripartire da Padova alle 15 era troppo presto. Si sa, questi affronti ai Todesco, al professore e al politico stronzo, non si fanno mai (no, non l’ha detto, ma è questo quello che lei pensa. Loro vengono sempre prima. Perchè altre alternative impongono musi lunghi.)

Siamo tornati a casa ieri che erano quasi le 18. Mio papà è andato a riposarsi, ma alla fine non se l’è sentita di andare allo stadio. Era veramente veramente distrutto. E così non ha avuto modo di salutare i suoi compagni di fede calcistica. Che ora non rivedrà mai più.

Io ho il cuore stretto stretto in una morsa incredibile.

Mia mamma mi ha confessato che oggi si sente in colpa. Comode le lacrime di coccodrillo dopo il fatto. Ben le sta, per carità. Ma questo non risolve la situazione.

I Todesco come sempre han vinto.

E io oscillo tra tristezza e rabbia. Tanta tanta rabbia.

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